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In questi due piccoli saggi pubblicati sul «Cornhill Magazine» nel 1882, R.L. Stevenson si interroga sulla natura e sul valore della conversazione e offre preziosi consigli su come praticare al meglio quest'arte; lo fa con il suo stile sobrio e acuto e l'abilità di osservare il mondo da una prospettiva inconsueta, in cui il pettegolezzo acquista una dimensione eroica e il clima è "l'elemento drammatico di ogni panorama". Secondo l'autore la conversazione dà modo, molto più della letteratura, di "riconoscere il nostro tempo e noi stessi". La letteratura sarebbe in grado, infatti, di occuparsi solo di frammenti della vita dell'uomo, mentre la conversazione, aperta a tutte le influenze, capace di contenere ogni cosa, dal discorso aulico alle incursioni di lazzi e risate, palestra di competizione e (di importanza non secondaria) "il più accessibile dei piaceri", dovrebbe essere il primo campo d'indagine per qualsiasi uomo desideri interrogarsi sullo spirito del proprio tempo.