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Saverio ha undici anni nel 1922, quando la sua famiglia, i Cavallara, mossa dalle promesse del Duce, parte dalla Puglia per "marciare su Roma", nella speranza di potersi riscattare dalla miseria. Ma arrivati nella Capitale finiscono in una delle tante squallide borgate, tra baracche e cani randagi, dove ad aspettarli c'è solo la faccia grottesca, circense, "ciccilla", di un'Italia credulona e che ha messo il futuro del paese in mano al regime. Con questo romanzo, Antonio Camarca, grazie a un romanesco vernacolare e a una satira sfacciata e pungente, degni della romanità colta di Belli, Trilussa ma anche del migliore Alberto Sordi, tinteggia l'assurdità di un paese ignorante, smargiasso e credulone di cui il fascismo non fu che lo specchio fedele.