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Metà degli anni Settanta: un bambino nato e cresciuto in una città svizzera, si trova a sei anni a vivere in un paesino dell'alta Val d'Astico, nell'estrema provincia vicentina. Lì scopre un mondo meraviglioso, una specie di paese dei balocchi dove si parla una lingua speciale, magica: il dialetto. Quel bambino è l'autore di questo romanzo autobiografico, il quale, quarant'anni dopo, recupera dalla memoria gli aneddoti, i luoghi, i personaggi, la lingua della sua infanzia, di quel piccolo mondo in bilico tra la vecchia cultura contadina e l'avvento della società di massa, che si manifesta con i programmi televisivi e le mode del momento: Goldrake, Happy Days, gli orologi al quarzo, il karate, le canzoni di Bennato, di De Gregori. Nella visione del bambino, i personaggi della storia, della cronaca mondiale, dello sport si mescolano con quelli locali in una dimensione fantastica. Ne risulta un affresco vivace, divertente e nostalgico, una sorta di album fotografico che racconta un'infanzia felice fino al momento del passaggio dalle certezze dell'infanzia alle problematiche dell'adolescenza.