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Sempre caro mi fu quest'ermo colle... L'approdo alle falde del Kilimangiaro, in quella terra primigenia posta ben oltre i confini di Vega, non poteva che rivelarsi a dir poco traumatico per chi, abbandonate definitivamente la frenetica Milano e l'opulenta Brianza, si vedeva catapultato adesso ai margini dello stargate. Benvenuti nell'Alto Jonio cosentino, benvenuti in un universo posto fuori da ogni realtà, da ogni spazio e da ogni tempo, dove solo uno smidollato nella bisaccia come lui sarebbe potuto atterrare con la valigia in mano e la flebile speranza di poter tornare un domani, chissà quale, nella terra promessa. Ma come in qualunque altro hubbub della vita, ciò che di primo acchito ti appare truce, inaccettabile, orripilante riesce prima o poi a coinvolgerti al punto tale da divenire parte inscindibile del tuo io permanente. Oriolo Calabro, minuscola defecazione di zanzara posta sulla cartina geografica dell'alta Calabria citeriore e che, a detta del padre, si trovava là ove il Signore s'era scordate non solo le scarpe bensì tutto il proprio necessaire, diviene di botto il suo unico mondo.