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Tra le opere più complesse della produzione artistica piranesiana, Il Campo Marzio dell'Antica Roma (1762) è la prova eloquente della maturazione da parte dell'autore di una determinata posizione teorica all'interno e al di là dell'incalzante querelle greco-romana. L'immagine "parziale" dell'Urbe che Piranesi restituisce attraverso l'Ichnographia rappresenta di fatto, a tutti gli effetti, un vero e proprio manifesto grafico dal valore prettamente metaforico, piano ideale in cui raffigurare lo scontro tra le ideologie contrastanti elaborate dall'estetica settecentesca alla ricerca di nuove forme espressive per l'Architettura. L'area del "Campo di Marte" diviene in tal senso il luogo prescelto dove mettere in scena una battaglia tra spinte antitetiche, prime fra tutte la resistenza della tradizione e il desiderio individualistico dell'innovazione. Antiporta della modernità, l'opera rappresenterà in quest'ottica un riferimento costante per tutti quegli architetti che - come il maestro veneziano - hanno saputo guardare al futuro con gli occhi rivolti verso il passato.