Tab Article
"Sono stata l'insegnante di Tommaso quando era poco più di un ragazzino. Era evidente la sua capacità di osservare il mondo circostante con uno sguardo disincantato, che si sposava ad una sensibilità profonda e delicata, talvolta disarmata. Ora ho avuto la possibilità di leggere la sua narrazione onirica, sospesa tra inquietudine e disorientamento, dove i protagonisti vagano tra sofferenza e innamoramento, cercando la strada verso quest'ultimo, dal dramma alla speranza. Da un lato il mondo/sogno di Tommaso si sostanzia di un dolore intenso, mai esibito sguaiatamente, a cui si affianca un grande desiderio di amore, pieno di una aspettativa silenziosa e pudica. Come una stalagmite in frigorifero è il racconto più lungo, che dà il titolo alla raccolta. La stalagmite, sebbene inanimata, parte dalla terra e, goccia a goccia, viene alimentata, sviluppandosi verso l'alto, nel mondo delle aspirazioni. Ed è quello che accade anche alla pianta, vera protagonista e motore immobile dell'ultimo racconto, Sala d'attesa, per me il più toccante. La stalagmite, come la pianta, è ciò che il bravo professore di letteratura italiana definirebbe "correlativo oggettivo" della volontà di resistere e della speranza di qualcosa di nuovo e "maggiore". Esse sono fortemente radicate a terra e, sebbene lo possano desiderare, non riescono a staccarsi: ciò negherebbe la loro esistenza. Possono solo "sognarlo"." (Laura Ceccacci)