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Una presenza si aggira come un fantasma tra i sentieri desolati delle periferie di un tempo presente, rassegnata davanti al vuoto disarmante del mondo ormai in rovina. Il grido di dolore per la perdita di un'epoca che non esiste che nella memoria, della nostalgia di una luce che fu, lascia il posto al sibilare e al lamento del vento e al silenzio, dove il rimbombare dei pensieri si fa spesso assordante: "questa fanciullezza dei morti / come un vento lieve / che passa tra i boschi, / o l'eternità / muta del cielo insieme / agli anni, a tutti / i ricordi come / nuvole disperse, / ai passi / quasi a mezz'aria, / senza più carne, / soli / sul breve sentiero". Mauro Germani, ricostruendo una sorta di genealogia dei ricordi e dell'oblio, in Voce interrotta raccoglie le parole chiave di una poetica della dissolvenza, dello svanire, dell'offuscarsi.