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Caterina Felici ritorna con quella che si può definire una favola originale e divertente, che sa indurre con leggerezza a profonde riflessioni sull'essere umano e sulla vita. Più in particolare si tratta di un racconto che vede, come indica il titolo, un uomo, Matteo, economicamente indipendente ma schiavo del lavoro e della routine, alle prese con la sua coscienza sotto le vesti fantasiose di un tappo di sughero che prende vita e che, a volte con invadenza, a volte con simpatia, lo mette di fronte a problemi che inconsapevolmente ostacolano la sua felicità e sui quali è necessaria un'accurata riflessione.