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Antonio Machado (1875-1939), una delle voci poetiche più autentiche del primo Novecento ispanico, visse nel periodo inquieto fra la restaurazione della monarchia borbonica, la proclamazione della Seconda Repubblica e la sua sconfitta al termine di una sanguinosa guerra civile. Dalla natia Siviglia, ricordata sempre con nostalgia, si trasferì giovanissimo a Madrid, dove maturò la sua vocazione poetica. Per oltre un ventennio fu professore di lingua francese a Soria, Baeza e Segovia; tornò poi nella capitale, presto sconvolta da un conflitto feroce, che lo costrinse all'esodo a Valenza e a Barcellona, e infine a una precipitosa fuga verso la Francia; prostrato dai disagi, morì a Collioure, appena varcata la frontiera. Le varie tappe della sua attività letteraria, segnate spesso da vicende tormentose, vengono illustrate con precipuo riferimento al progressivo sviluppo della creazione lirica, sempre più orientata verso il superamento del solipsismo intimistico, in un impulso esigente di apertura all'altro, e nella conseguente ricerca di un linguaggio poetico in grado di esprimere emozioni e sentimenti condivisibili coralmente. Un'attenzione costante viene rivolta alla costruzione graduale delle singole raccolte, confluite di volta in volta nelle successive edizioni delle Poesías completas. Nuove proposte interpretative sono ora avallate dalla rivalutazione di testi manoscritti di recente acquisizione. Occupa uno spazio adeguato anche l'analisi della variegata produzione in prosa, dall'ambizioso progetto di una scrittura apocrifa alle vibranti tensioni dell'epistolario; sono evocate anche le vivaci esperienze teatrali condivise con il fratello Manuel, in una feconda comunanza d'intenti.