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"Che le democrazie moderne siano in crisi, è una delle tesi più ripetute e più vuote del nostro tempo. Queste pagine non vogliono negarne la possibilità, ma cercare di fare un passo oltre. La democrazia, infatti, non può essere la causa di tutti i mali. Essa è piuttosto diventata il capro espiatorio contro cui scaricare una insofferenza diffusa: quella delle élite verso il consenso diffuso delle masse e quella delle classi disagiate nei confronti della politica, in cui non riconoscono più un orizzonte di emancipazione ma uno strumento di legittimazione delle disuguaglianze. Si tratta allora di tornare a pensare i pregi della democrazia rappresentativa, riconoscendo che essa non è solo parte del problema ma è soprattutto parte della soluzione. Per ritrovare il senso della democrazia è però necessario riconoscerne le ambiguità originarie e, soprattutto, non cedere alla tentazione di immaginare che le sue debolezze attuali siano fondate soltanto su difetti funzionali. La crisi costitutiva della democrazia è piuttosto connessa con il modo in cui sulla scena politica vengono rappresentate le virtù civili, il legame spezzato tra governanti e governati. Obiettivo di questo libro è tornare a credere che la democrazia non sia ciò di cui liberarci, ma ciò che, con tutti i suoi limiti, può ancora salvarci".