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Nel 1863 il ministro Pisanelli definiva come il "divieto di contrarre o stare in giudizio senza il consenso del marito" la posizione di subalternità della donna italiana nella società coniugale fra Ottocento e Novecento, che configuriamo come autorizzazione maritale. La compressione della capacità giuridica della moglie scatenò l'insurrezione delle più influenti femministe, le quali, in relazione al mutato contesto storico sociale del primo dopoguerra, spinsero verso l'abrogazione dell'istituto nel 1919 con la Legge n. 1176.