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Il titolo "Affinità criminali" rimanda immediatamente a "Le affinità elettive" di Johann Wolfgang von Goethe, del 1809, a sua volta derivato dalla "affinità chimica"; un concetto che all'epoca di Goethe descriveva la tendenza degli elementi chimici a legarsi con altre sostanze, creando nuovi composti. Il bellissimo romanzo di Goethe qui è completamente rovesciato, sia nella trama sia nelle finalità, nelle conseguenze. L'Illuminismo, la fede nella Ragione, nel romanzo di Rocco Cento, sono ribaltati, alterati, nell'affermazione della brutalità dell'essere umano. Dopo la Shoah è difficile scrivere, inoculare speranze. La "verità" del Novecento ha spalancato la porta sul baratro, quella natura bestiale dell'uomo che abbiamo conosciuto a partire da De Sade, incorreggibile libertino, nella decadenza complessiva del radicalismo borghese, fino a Mussolini, Hitler, Stalin, Pol Pot. Mostri. Il male. Il male è il seme, l'affinità che qui si tenta di mettere a nudo. Non aprite questo libro, verrebbe da dire. Non leggetelo. Non offre alcuna speranza, è distopia, inferno.