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Il libro presenta i risultati di una lunga ricerca etnografica svolta all'interno di due scuole superiori romane caratterizzate dall'accogliere una popolazione studentesca marginalizzata e dalla traiettoria scolastica e sociale subalterna. All'osservazione si accompagna un'analisi dei percorsi e delle condizioni socio-esistenziali che segnano molte delle biografie e restituiscono un quadro del rapporto conflittuale che gli alunni intrattengono con i mondi della scuola che frequentano. Scuole orientate alla regolazione, all'addestramento, alla precarietà lavorativa ed esistenziale. Il volume si propone di rimettere al centro del dibattito la violenza "dolce" dell'istituzione scolastica, i suoi meccanismi segregativi e il rimosso di un'esperienza di classe, attraversata e divisa da diversi processi di razzializzazione, che è raramente affrontata nelle sue molteplici sfaccettature. In mancanza di linguaggi che colgano il nocciolo delle problematiche esistenziali di questi adolescenti, tale rimosso si ripresenta in forme che possono apparire talvolta autolesionistiche, sprezzanti o fini a sé stesse, ma, in ogni caso, "maledette" e destinate a riprodurre le stesse condizioni che le hanno generate.