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Dal 2008 imperversa una crisi economica e finanziaria che da temporanea e circoscritta, come pensavano o cercavano di farci credere governanti ed economisti accecati dal dogma neoliberista, si è presto generalizzata e divenuta permanente, tanto da imporsi come un nuovo sistema di governo e di regolazione dell'accumulazione capitalistica. Una crisi che sta producendo devastanti conseguenze anche sul piano delle forme democratiche e delle conquiste sociali del Novecento. L'impotenza della politica, o meglio, la sua assoluta subordinazione alle regole di un'economia che si è finanziarizzata, è infatti riccamente illustrata dalla cronaca di questi ultimi anni, dove la tragica vicenda della Grecia è solo l'espressione più evidente del ruolo che in questo scenario giocano anche le politiche dell'Unione europea. I movimenti sociali che in questi anni hanno cercato di porre un argine alla valanga neoliberista sembrano in affanno e impotenti di fronte a una composizione sociale completamente trasformata e facile preda della paura per un futuro assolutamente incerto. Come uscire, allora, da questo labirinto infernale tracciato dalle politiche dell'austerità e da istituzioni sovranazionali impermeabili ai principi della democrazia? Come rompere la gabbia neoliberista e invertire una rotta che punta inesorabile alla distruzione di quanto resta dei già esangui diritti sociali?