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Donne inviate dall'Imperatore in Mongolia, "in dono", per far pace coi nemici. Ancelle di Corte che si affrettavano a profumarsi, a imbellettarsi e ad aggiustare le capigliature per diventare le favorite del Sovrano. Alte, basse, belle, brutte: tutte speravano. Nella millenaria storia della Cina sono rimaste impresse, e sono ancora oggi ricordate, figure straordinarie di donne «che potevano assoggettare una città con lo sguardo di un solo occhio». Ludovico di Giura scrisse quest'opera traendone i dati storici e poetici direttamente dai testi antichi, originali, di cui aveva una conoscenza perfetta, e dalla personale, profonda esperienza degli avvenimenti recenti della Cina imperiale. Prese vita così questo magistrale ritratto della società cinese nel corso dei secoli, una storia a più voci arricchita da un immenso corollario di aneddoti e vicende in cui, anche nei brani di Storia dove più nuda risulta la verità dei fatti, affiora, ancora oggi, la magica poesia dell'Oriente.