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«Nella casa si affermava sempre più il rito quotidiano della tua presenza: all'alba, o prima ancora, scendevi silenziosa a fare il pane, nella cucina ampia: ravvivavi la fiamma, calcolavi proporzioni esatte per il sale e il lievito, la farina e l'acqua; mescolavi, impastavi, donavi forma con le dita esperte - e lasciavi fare al fuoco. All'alba, l'aria ti obbediva e trasportava fino al piano alto delle stanze il miracolo della fragranza» Da un luogo lontano, da un tempo nuovo, un uomo scrive a Emily Dickinson: non vuole parlarle di sé, ma raccontarle, immaginando, di Emily stessa. Davanti ai suoi occhi, ecco Emily ragazza, che amava il sogno e amava il gioco, con una gioia infantile e consapevole; ecco il suo mondo perduto, la sua città, Amherst, la famiglia e gli amici, il cane Carlo, le api e il vento dei suoi boschi. Lo sguardo dell'autore la insegue negli anni, fino alla solitudine scelta volontariamente: entra con lei nella stanza che ne divenne la dimora, apre i cassetti dello scrittoio, contempla l'abito bianco che la rivestì, ne ascolta le poesie e il silenzio inconfondibile.