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Questo studio indaga sulla presenza dello sciamanesimo nella Roma antica, portando alla luce una forma arcaica di religiosità nella sua originaria espressione occidentale. I due poli della ricerca sono il mito della dea Fortuna - di cui parlano autori come Ovidio, Livio e Plutarco - e le manifestazioni dello sciamanesimo: da una parte, l'opera della dea che sovrintendeva alle sorti degli etruschi e dei romani; dall'altra, le azioni del mago e del "guaritore" tra i popoli della Siberia di oggi. L'autore racconta e analizza le cerimonie - dalle feste di matrimonio e concepimento a quelle dei solstizi, fino alla più importante di tutte, il trionfo e il suo corteo - e ci guida nei luoghi in cui ancora oggi sono presenti i resti di una religiosità profonda e pervasiva, eppure finora mai studiata.