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Nel suo poema "Sulla natura delle cose", Lucrezio guida i propri discepoli lungo un pionieristico viaggio della conoscenza attraverso i fenomeni naturali. Grazie alla potenza sublime della parola, il poeta filosofo dischiude alla mente dei lettori il grandioso spettacolo dell'universo, illumina gli intimi meccanismi che regolano ogni fenomeno, ne consente la comprensione razionale. Soltanto compiendo quest'atto di conoscenza l'uomo può aspirare alla perfetta imperturbabilità del saggio, liberato dalla paura dell'ignoto, dalle superstizioni religiose che lo rendono schiavo, dall'angoscia esistenziale che sempre attanaglia il suo animo e gli impedisce di elevarsi alla beatitudine perfetta. Il libro VI porta a termine questo itinerario filosofico affrontando alcuni dei fenomeni che più spaventano gli esseri umani, al punto da essere ritenuti espressione dell'ira divina: tuoni che scuotono l'alto dei cieli, fulmini che incendiano case e fanno strage sulla terra, tempeste, trombe d'aria, terremoti e vulcani, pestilenze che seminano morte. Fenomeni potenti e terribili, che tuttavia la ragione umana può spiegare e, perciò, dominare.