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Nel Roseto Comunale di Roma compare spesso una fanciulla diafana e inquieta, che si aggira infagottata in abiti ottocenteschi, cercando disperatamente notizie del suo amante perduto. Potrebbe trattarsi davvero di un'anima vagante e senza pace, come tutti gli indizi portano a supporre? È ciò che cercherà di scoprire Tommaso Porta, lo scettico direttore del famoso giardino romano, affiancato da Tea De Sanctis, professoressa di Storia dell'Arte. Il roseto della Capitale sorge su un'area che fu il cimitero ebraico per quasi trecento anni, smantellato poi in maniera approssimativa e superficiale in epoca fascista. Una Roma arcana e poco conosciuta è la preziosa tela su cui è intessuta la storia: il Cimitero Acattolico all'ombra della piramide Cestia; le anonime mura del convento di San Antonio Abate; le inquietanti reliquie infuocate del piccolo Museo delle Anime del Purgatorio; le lacrime cinquecentesche della Madonna di Santa Maria del Pianto. Incastonato nella narrazione, si snoda il ricordo del passato, con la ricostruzione della tragica storia d'amore tra Anna Venezian, sartina ebrea, ed Antonio Salimei, rampollo aristocratico. Il ritrovamento di un antico diario porterà il lettore a ritroso nel tempo, per calarsi nell'atmosfera del ghetto di fine Ottocento, all'epoca della cosiddetta Emancipazione ebraica. Nella culla della cristianità iniziavano finalmente a cadere le barriere religiose e sociali, che per secoli avevano relegato gli ebrei nello squallore di un ghetto fatiscente e maleodorante. L'arretrata Roma papalina aveva lasciato il posto alla neo Capitale d'Italia, che si stava tirando a lucido, con grandi opere stradali, la costruzione dei muraglioni del Tevere, nuovi palazzi per gli uffici pubblici e ampie arterie di scorrimento.