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Poesia: strumento che dà forma a quello che di noi, altrimenti, non sarebbe distinguibile all'esterno, alla nostra anima, intesa come universo intellettivo ed emotivo. Perché si scrive poesia? Perché abbiamo bisogno di fermarci in mezzo alle cose che si muovono in fretta, di riconoscerci, di esserci anche nel dissenso. Questa antologia raccoglie i versi scritti dagli studenti dell'attuale III A dell'Istituto "Paolo Stefanelli" di Roma, che si sono fermati ad osservare se stessi, mentre osservavano il mondo. 66 ore in cui ognuno di loro si è prestato all'ascolto, si è lasciato trascinare nell'universo dell'altro. 66 ore in cui comporre e scomporre, liberando le suggestioni che avevano evocato questi versi: un concerto di Rachmaninov, una nuvola bianca di una poesia di Brecht, un violino in una partitura di Cajkovskij. E poi i temi che piombavano sull'attualità dei loro giorni, prendendoli alle spalle. I ragazzi hanno scritto e letto agli altri ciò che avevano scritto, senza reticenze, superando anche il naturale imbarazzo di sentirsi nudi quando si rivela agli altri ciò che più nel profondo ci appartiene. Hanno scoperto l'estensione poetica della propria voce. E hanno cantato.