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Joan Salvat-Papasseit disse un giorno a J.V. Foix, l'altro grande poeta catalano d'avanguardia: "La tradizione conta, ma contano di più la giustizia e la libertà di ricercare". La poesia e la prosa di Salvat-Papasseit nascono dalla fusione di questa doppia corrente, giustizia e libertà, intese come superamento della norma nel senso più tedioso o repressivo del termine. Non frequentò l'università e poco la scuola: scrive guidato da una sensibilità primigenia, cui aggiunge la fascinazione per l'arte "nuova", chiamata a rinnovare le forme obsolete della tradizione, come la rivoluzione aveva il compito di porre fine all'oppressione dell'uomo sull'uomo. Salvat-Papasseit fu ribelle e autodidatta, voleva un mondo migliore. Le sue poesie sono piene della parola "domani", i suoi articoli hanno come punto di partenza l'uguaglianza e la giustizia sociale; egli anela al giorno che verrà, non al giorno trascorso. Nei suoi versi d'amore, pur tanto innovativi, si leggono anche suggestioni della tradizione cortese, rovesciati in chiave provocatoriamente sensuale. Sì, morì giovane. Però la sua opera e la sua figura non hanno mai cessato di vivere, per i lettori dall'animo inquieto, come simbolo di vitalismo e di amore per la libertà. Introduzione di Jaume Subirana.