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Non è facile entrare nel vivo della poesia di questo autore italiano che usa uno pseudonimo decisamente strano e, al tempo stesso, stuzzicante. Va detto, comunque e subito, che i versi risultano forti, intensi dal punto di vista dei contenuti, quasi un concerto che si rinnova ad ogni appuntamento, ad ogni sosta riflessiva e tonificante, fatta di immediatezza e di sottile ironia. Anche i personaggi chiamati in causa, e che in pratica fanno parte di un Carnevale che ha preso corpo entrando a contatto diretto con la realtà che ci viene offerta dall'oggi politico, sociale, culturale, storico... hanno la stessa fisionomia. È un gioco sottile, questo; un gioco che Lercherich vive en plein aire e di cui si avvale per cavalcare alla grande l'ieri, la voracità di chi vorrebbe il tutto e subito, di chi non ha tempo (a suo avviso) per meditare, per offrirsi alla società nel segno di un possibile dopo che, purtroppo, corriamo (e non da oggi) il rischio di vederci sfuggire dalle mani.