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La storia narrata con mosse leggere si svolge nella cittadina marchigiana di Acquaviva Picena nel 1234. Prende avvio da un fatto storico, documenta sulla vita quotidiana, grande dimenticata dei libri di storia e ancor più di teologia, restituendo vicende di streghe e reliquie, lebbrosi e viaggi oltremare, trovatori e feste, preghiere e mode, ma anche di miseria sociale, ingiustizie e prepotenze. Il romanzo, intrecciando i cammini di vita e di fede di donne molto diverse tra loro (come Benedetta, la sarta e guardarobiera, cioè la lingère) e di alcuni uomini solidali, racconta dunque l'orizzonte audace che rimane parabola della ricerca delle donne di ogni tempo. Conserva per questo appositamente anche nel titolo francese e nella immagine anacronistica di copertina l'esperienza migrante della autrice, la forma bilingue della traduttrice, la condizione contemporanea della vicenda mistica. Il saggio introduttivo di Adriana Valerio si sofferma in maniera specifica sulle vicende storiche che hanno visto la presenza significativa delle beghine, donne colte e autorevoli, e non certo acide bigotte così come una distorta memoria ce le ha purtroppo consegnate.