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Ogni donna ha il proprio modo di vivere la vedovanza, ma tutte hanno bisogno di parlarne. In punta di piedi, in queste pagine, l'autrice entra in contatto con loro attraverso una serie di domande a risposta libera, in una sorta di storytelling terapeutico. È consapevole che, come per tutti gli interrogativi che riguardano la vita, non ci sono risposte giuste o sbagliate: semplicemente ci sono questioni cui ognuna risponde con la propria storia, le proprie capacità e le abilità acquisite col tempo. Quanto è emerso dai loro racconti viene dunque messo a disposizione di quelle donne che, ogni giorno, combattono per far fronte alle difficoltà, nel ricordo di quello che è stato e non è più, che non hanno un ambiente affettivo che le sostiene e che, per pudore o mancanza di mezzi, non chiedono aiuto a un terapeuta.