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Jeannette è una donna anticonformista, energica, colta, sognatrice: la bisnonna acquisita dell'autrice, che ne narra la lunga e avventurosa vita, sempre controcorrente, trascorsa nell'area della Lomellina pavese tra la seconda metà dell'Ottocento e il primo quarto di secolo del Novecento. Nata in una nobile famiglia nella fase storica di passaggio al capitalismo agrario, sposa un borghese, proprietario di una grande tenuta. La giovane donna, abituata fin da bambina a vagabondare nella campagna, impara dalla sua terra, quella pianura che ovunque confina con il cielo, l'idea di libertà assoluta: di carattere inquieto e ribelle, Jeannette è uno spirito anarchico. Nella sua libertà trovano spazio le amicizie con le creature invisibili della natura, insieme agli interessi per la storia e per le tradizioni lomelline, per le arti, e perfino per l'alchimia. A contatto con la realtà faticosissima di chi lavora la terra, Jeannette si avvicina alle idee del nascente socialismo: apre un doposcuola rurale per i bambini dei contadini e per le "filerine", evitando una paternalistica filantropia e impegnandosi a dare dignità a chi lavora nella sua cascina.