Tab Article
La piazza di Faenza, mirabile spazio unitario circondato da loggiati, fino a oggi ha attirato l'attenzione degli studiosi meno di quanto avrebbe meritato. L'implacabile "leggenda nera" che per secoli ha circondato i suoi due committenti, il signore della città Carlo II Manfredi e il vescovo Federico, suo fratello, è in parte confutata in questo volume: odio di parte, interessi economici, brame di potere hanno nascosto i reali meriti dei due personaggi, fautori di una grande operazione di rinnovamento urbano che prende corpo tra il 1468 e il 1477. L'impresa, solo in parte compiuta, si qualifica come uno dei più interessanti piani di riordino messi in campo dalle signorie dell'Italia padana: il loggiato a doppio livello, elemento innovativo, quasi mai impiegato in altri analoghi spazi rinascimentali, permette di ricreare un foro all'antica secondo le prescrizioni dei trattati di Vitruvio e di Alberti. La nuova Cattedrale, ricostruita a fundamentis su progetto di Giuliano da Maiano, congiuntamente alla rettificazione e all'ampliamento delle maggiori strade cittadine, sono ulteriori tasselli fondamentali della strategia architettonica e urbana dei due fratelli, che hanno come obiettivo il generale riordino della città in senso classico nonché la propria autocelebrazione come governanti illuminati e perfettamente aggiornati su quanto si andava realizzando nelle capitali del Rinascimento italiano.