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Caduta Costantinopoli, il 29 maggio 1453 Maometto II si sedette sul trono di quella che per un millennio era stata la capitale dell'impero romano. I dotti dell'Oriente e dell'Occidente s'interrogarono sul significato di quegli accadimenti in chiave apocalittico-escatologica, taluni, più interessati alla riflessione giuridico-politica, focalizzarono il dibattito dottrinale sulla possibilità che, in ragione della conquista, il sultano fosse il legittimo imperatore dei Romani. Più volte, nei suoi scritti, sostenne questa linea l'umanista cretese Giorgio da Trebisonda, mentre - sulla base di argomentazioni giuridiche e pre-giuridiche, in riferimento al credo religioso e alla moralità dei turchi - la avversò nel Liber de sceleribus et infelicitate perfidi turchi ac de spurcitia et feditate gentis et secte sue il giurista e teologo spagnolo Rodrigo Sánchez de Arévalo. Dell'opera si presenta qui l'edizione critica, preceduta da una introduzione nella quale si contestualizza la polemica, si illustrano i caratteri peculiari dello scritto e si rende ragione delle scelte filologiche a partire dall'analisi della tradizione manoscritta.