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Capita spesso, al cinema, che il mondo sia colpito da una minaccia alla sua stessa sopravvivenza: come reagisce in questi casi la società? Quali dinamiche si mettono in moto, come si comportano le istituzioni e i cittadini, dove si va a cercare una soluzione? La rappresentazione del disastro diventa l'enfatico emblema delle tante grandi o piccole crisi che il genere umano è costretto ogni giorno ad affrontare. Il riparo più vicino, nel cinema dell'emergenza, è offerto dalla scienza. E se può essere la scienza stessa una scienza pericolosa, deviata - ad aver creato l'emergenza, è comunque sempre a essa che si chiede un antidoto, una risposta oggettiva, una soluzione alle ansie del mondo. Come nei film noir il copione prevede la comparsa in scena della femme fatale, nel cinema dell'emergenza si ha l'esigenza narrativa della figura dello scienziato. Concentrando l'attenzione su alcuni momenti fondamentali della storia del cinema - da "Metropolis" a "Il dottor Stranamore", da "Il dottor Jekyll" a "L'uomo invisibile" da "Alien" a "Indipendence Day" - l'autore mostra come il ruolo dello scienziato rimanga avvolto in una nebulosa di stereotipi che, nella loro semplicità e incongruenza, possono aiutarci a fare luce su come viene costruita e su come si evolve storicamente la percezione sociale del ruolo dello scienziato.