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Per comprendere i mutamenti in atto nella città contemporanea occorre liberarsi da quella visione dello spazio e del tempo che ha avuto origine con l'affermarsi del sistema di rappresentazione prospettica e che, a partire dal Rinascimento, ha potentemente condizionato il nostro modo di guardare e progettare la città e il territorio. Tale visione rischia di impedirci di capire che, al di là degli orizzonti conosciuti, qualcosa di nuovo sta nascendo. Qualcosa che sta modificando radicalmente i nostri modi di esperire e di concettualizzare lo spazio e il tempo e che ci chiede di essere ascoltato e interrogato: uno spazio polifonico che alla nettezza dei confini certi, delle gerarchie e delle regolarità, dell'unitarietà e della coerenza, contrappone una territorialità aggrovigliata e in continuo movimento. A partire dalla presa d'atto di queste profonde modificazioni e dal senso di spaesamento e di disorientamento che esse provocano in noi, il testo invita a non rifugiarsi negli orizzonti del già noto e a ripartire proprio da questa condizione urbana dispersa, dalla ricchezza delle diverse situazioni territoriali.