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In contrapposizione alla "produttività", che muove e orienta l'intero sistema della comunicazione-produzione globale, il diritto all'alterità si specifica come diritto all'infunzionalità. L'alterità a cui ci si riferisce non è quella relativa dei ruoli, delle posizioni sociali, professionali. L'alterita relativa è quella che fa la nostra identità. Ma se, per un'ipotesi di "riduzione", togliamo tutte le nostre alterità relative che costituiscono la nostra identità, non resta più nulla o persiste un "residuo" indipendente da esse? Ebbene, in contrasto con quanto questa forma sociale vuol far credere, un tale residuo permane, un'alterità non relativa, che fa sussistere ciascuno di noi non semplicemente come individuo e quindi come rappresentante di un genere, di una classe, di un insieme, e come altro-relativamente-a..., e neppure come persona, termine di riferimento di quanto è "personale", "appartenente", "proprio", ma come unico, come assolutamente altro, non sostituibile, non intercambiabile, un genere a sé, sui generis. Il diritto all'infunzionalità è il diritto a valere per sé, come fine in sé, come alterità non relativa. Nel mondo odierno della comunicazione-produzione, in cui sviluppo, efficienza, competitivita sono i valori fondamentali, il diritto all'infunzionalità assume un carattere sovversivo.