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Nell'anima di ogni individuo si creano crepe più o meno ampie. Ogni crepa è un sasso gettato dentro al pozzo dell'esperienza, dei ricordi, della crescita. Capita raramente che dalle voragini che si creano fuoriescano altri pezzi di noi. E sono demoni, lingue di fuoco infernali, macchie che agganciano il destino e stridono dentro ai pezzi di cervello restati illesi. Non puoi controllare la fuoruscita di te da te stesso. È lì che ognuno cerca riparo in qualche caverna di fortuna e spera che la pioggia possa dare una tregua e abbandonare i giorni. Ho una caverna che si chiama Paroxetina. Un insieme d'immagini, guide, strette di mano. Una mappa che porti l'altro te fuori dal labirinto che si è creato. Paroxetina è una terapia. È chimica ricerca di benessere, scientifica accettazione di sé stessi, materno abbandono alla guida. È un graffio sulle pareti della coscienza, un lento scendere per risalire, una nuova, improvvisa forza prima dell'abbandono definitivo. Paroxetina illude di portarti oltre e t'incatena allo stesso punto sino alla fine.