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Fuggita dalla Colchide, Medea vive in una Grecia meticcia e ricca di anacronismi (quella del mito, ma anche quella ortodossa, in piena crisi economica e terra d'approdo dei migranti). Il divorzio è stato indolore: Giasone si è risposato e si è fatto una famiglia con Glauce, figlia di Creonte, suo socio d'affari nel settore alberghiero e in un subappalto per il transito del cobalto dall'Africa ai mercati internazionali attraverso il porto di Atene, il Pireo, gestito dai cinesi. Medea invece, che ha ormai quarant'anni, è sola e senza figli. È barbara perché non è madre: è impermeabile a familismi e nazionalismi, estranea alla trasmissione di interessi e privilegi. Medea osserva con distacco la nostra società per sottoporla a una critica radicale. Ne viene fuori una figura femminile eversiva, che indaga le ragioni della sua non maternità, così come le Medee della letteratura antica e moderna (di Euripide e Seneca, ma anche di Pier Paolo Pasolini e di Christa Wolf) analizzavano le molte ragioni per uccidere o non uccidere i figli.