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Michailidis non ha scritto molto, dal punto di vista quantitativo. I suoi articoli, però, sono densi di contenuto: come profonde miniere, scavando nelle quali si possono estrarre preziose notizie e illuminanti proposte filologiche e critiche. L'arco di tempo coperto dalla sua produzione scientifica edita va dal 1966 al 1993, quasi un trentennio di attività di studio (oltre che di docenza); in questo periodo la bizantinistica, sia in Italia che in Grecia, cominciava a far convogliare la ricerca erudita, orientata verso la scoperta dell'inedito, la descrizione del documento inesplorato e la dettagliata analisi di singoli episodi talvolta marginali, in una visione più ampia e complessiva della storia letteraria del periodo a cavallo tra la fine del millennio bizantino e i primi sentori di una coscienza nuova che apre le porte alla produzione letteraria cosiddetta "neogreca". Gli argomenti che Michailidis tratta riguardano essenzialmente testi in lingua demotica, appartenenti a quel delicato e ricco periodo di passaggio e di compresenza fra mondo bizantino e neogreco e agli influssi della poesia orale su quella scritta. La sua conoscenza spazia dai canti demotici a testi di epica quali il canto di Armuris (legato all'epos del Dighenìs), dai componimenti satirici conosciuti sotto il nome dello Ptochoprodromos ai testi agiografici, dalla storia della didattica a Bisanzio alla ripresa dei testi antichi nel mondo bizantino, dai per la caduta di Costantinopoli al ciclo dei romanzi del XII secolo, cosiddetti "tardo-bizantini" o "romanzi medievali in demotico".