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È un'esperienza particolare quella che si crea pregando a partire dalla Lettera di Giacomo. Un esercizio che porta frutto purché ci si lasci coinvolgere nelle particolarità del testo senza appianarle, è necessario abbandonare luoghi comuni e approcci superficiali. L'autore della lettera si concentra sul nesso tra la fede e le opere, restituendo una radicalità tale da sembrare quasi opposta alla sintesi paolina; inoltre, sono veramente pochi i riferimenti espliciti a Gesù. Per questi motivi la storia dello scritto non è caratterizzata da una recezione entusiasta; il lettore contemporaneo può tuttavia reperire la traccia per una conversione radicale, mettendo sinceramente alla prova la propria fede. Il criterio per apprezzare questa lettera dipende dall'esperienza dell'incontro con Cristo fatta dal suo autore; essa emerge notando che sono trascurati senza timore gli aspetti formali per giungere al cuore della questione, al fatto che non si può dare fede senza che questa muti la vita intera. Solo un effettivo discepolo del Signore, che ha compreso che l'incontro con lui avviene nella carne e nella storia, insiste sull'importanza dello stile che lega ai fratelli: ha verificato che l'amore di Dio per l'umano genera una risposta che ricade sul mondo, senza esaurirsi in un vuoto spiritualismo. L'ascolto di questa lettera non lascia indifferenti, Giacomo evita le mezze misure ed è impossibile fare come se il suo messaggio si potesse interpretare in molti modi. La sua forza impedisce di assopire la coscienza, costringe a riconoscere che la Rivelazione di Dio necessita una risposta definitiva, nonostante ancora oggi rischi l'indifferenza. La Rivelazione si attesta esprimendo i fondamenti della fede, quindi mettendo in discussione le pratiche e la forma di vita con le quali spesso viene ridotto il legame con il Dio di Gesù. Colpisce l'attualità delle situazioni descritte, che pure si riferiscono a comunità lontane di due millenni. Ciò significa che in ogni tempo il discepolo del Signore fa esperienza di dinamiche fondamentali, che la proposta del Vangelo è sempre presente nella storia, appassionante e gravosa quando si fa carico di vivere nel mondo di tutti, ma secondo lo stile unico di Gesù. I pochi riferimenti espliciti al suo nome corrispondono quindi ai molti accenni alla sua figura: solo chi ha conosciuto in profondità chi sia Gesù può intendere che solo in lui si fonda la radicalità delle scelte suggerite. La vicenda di Gesù spinge il cristiano a parteggiare per una fede di qualità, verificata nella reale consistenza delle opere, così il cuore della lettera si trova nell'invito a essere «di quelli che mettono in pratica la Parola, e non ascoltatori soltanto» (Gc 1,22). Troppo spesso un elogio formale del primato divino nasconde un difetto di volontà, l'ascolto non interpella perché è considerato alternativo alla risposta. Ciò che Giacomo scrive agisce come la spada a doppio taglio, toglie il respiro per la sua incisività così da restituire la vita piena donata a chi si pone sulla strada della Parola che salva.