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Tutti abbiamo, o abbiamo avuto, un amico immaginario al quale confessare tutto quel che non si dice, quel che non si fa, quel che non si sa. A volte, però, un amico immaginario può essere una voce scomoda e fuori dal coro, specialmente se si chiama Diogene ed è fatto di vetro. "Un vetro di Mirò" è un viaggio nelle consuetudini, narrate a volte con il sorriso, altre con rabbia, ma sempre sul filo di realtà raccontate con scarnificante sincerità. Dialoghi muti e confessioni estorte si avvicendano sul confine tra la veglia e il sonno, in attesa che la carne diventi vetro, e il vetro diventi carne.