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Un paradossale dialogo tra sordi. Un maldestro poeta aulico si confronta con un improbabile, ermetico coro, composto da 180 poeti di diverse epoche, ognuno dei quali presta un verso per comporre una lirica originale. Attraverso le stagioni, la discussione ci porta a interrogarci sull'amore e la morte e altri aspetti della vita. Stavolta in versi, l'autore torna, tra ironia e pathos, su un tema già affrontato in precedenti racconti: la combinazione infinita delle frasi in un gioco che, se pur tutto è già stato detto e scritto, consente di dar loro sempre nuovi significati.