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"Claudio Alciator strapazza le ore come si fa con le uova per cuocerle più gustose, in un delizioso florilegio a tratti neo-dadaista, a tratti gnomico, sentenziante e filosofico che prende a prestito l'ironia per dire cose serie, serissime, perfino misticamente avvertite (...) Dunque è davvero il Tempo, l'unità di misura non tanto matematica, algebrico-aritmetica, quanto fisica e mentale che ci induce a portarlo e sopportarlo, questo Tempo maiuscolo, o se minuscolo a istigarlo, rincuorarlo, lenirlo, gloriarlo, decrittarlo, chi più ne ha più ne metta& (...) Colui che È e cioè l'Altissimo, è creatore e insieme padrone del Tempo, di ogni tempo che in Lui dunque s'annulla, o torna trasferito, ridonato a Noi sotto forma di vita, porzione di tempo, briciola e premio d'infinito (...) Affascina, in Alciator, questo "tourbillon", questo continuo vorticare e dipanarsi di un concetto che è realmente fondante insieme della Fede e dell'Arte, della Storia e della Filosofia - ed in quest'ultima trova anzi il suo Regno privilegiato, la sua rutilante e magna accezione di riflessione esimia, misura del perdurare di ogni cosa mutevole, nell'incessante divenire della natura."