Tab Article
Epigraffi... ma più ancora graffi o graffiti, quelli che i poeti di strada incidono con le unghie dell'indignazione e della rabbia sui muri delle periferie urbane per imprimere eventi sociali del dissenso nella coscienza collettiva. Epigraffi... epitaffi... intesi a ridicolizzare il potere caricaturandolo; parole scherzose e solforose in chiave di invettiva politica che registrano la temperatura critico-insurrezionale di un popolo in epoche storiche particolarmente esacerbate. Occhipinti sì, non risparmia nessuno, tutti cadono sulla sua parola patibolare come in una sentenza morale, etica, ma lo fa usando l'invettiva depurata da quei toni popolari aspri che sfiorano l'insulto, e rivestendola d'una grazia gentilizia, fin troppo cortese nei modi e nel linguaggio. Assistiamo dunque a un duello elegante e nobile tra l'autore e la controparte avversaria, una sfida che inizia con uno schiaffo guantato e finisce con un colpo di fioretto. Perché egli non vuole di più, in fondo è una persona perbene.