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Non sono né Anna Karenina né Madame Bovary, le donne che Maria Freschi Borgese raccontava in questa raccolta di novelle del 1935. Non sono scioccherelle annoiate, né disattendono eroicamente i codici del loro genere. Sono donne italiane ritratte durante l'epoca fascista. Sopportano solitudine e pregiudizi, frustrazioni e matrimoni infelici. Dalla rozza contadina presa a servizio in una famiglia di città, alla nobildonna travagliata dalle disillusioni del cuore, vivono tutte nel cono d'ombra di piccoli uomini - i volgari cosi con due gambe di Guido Gozzano - e dei pregiudizi virili di un'epoca. Ognuna di esse, a suo modo a testa alta, schiacciata ma mai annichilita, riflette in sé la resistenza e lo spirito del suo sesso. Due cani litigiosi, sullo sfondo, anch'essi di estrazione sociale diversa - l'uno proprietà di un nobile, l'altro di un contadino - scopriranno infine l'amicizia in una comune sventura canina, quasi a rammentare causticamente la bestiale disgrazia d'esser donna. Prefazione di Carmela Scotti.