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Agnese ritrova il vecchio padre che se ne sta immerso nella lettura di un libro sui ruderi e i meravigliosi giardini di Ninfa, la città medievale, nel cuore dell'Agro Pontino, distrutta alla fine del Trecento. Le vicende di questo luogo emblematico, che sembra contenere nel proprio ventre la nostra incapacità di stare al mondo e di rapportarsi con la natura, ci conducono, a volte strattonandoci, tra le atmosfere cupe di civiltà ormai al tramonto che, dissolvendosi nel presente e nel futuro, rivelano in trasparenza un rapporto ciclico di imbarbarimento e speranze di rinascita. Un romanzo sempre in bilico tra la storia e la distopia, il reale e l'onirico, il resoconto dettagliato - a volte persino cruento, come nella scena dell'assedio alle mura della città - e la poesia, che rivendica, come nella grande tradizione letteraria, la possibilità, forse utopica, di una nuova età dell'oro.