Tab Article
«Gioco senza fine bello: così Gianni Brera amava definire il calcio. Eppure, a ben guardare, esiste qualcosa di più bello ancora, e le pagine di questo libro ne sono fedele testimonianza. Sì, è la memoria del calcio ad essere ancora più bella. Il lasciarsi andare al ricordo, alla citazione, all'emozione per momenti che entrano dentro di te, soprattutto quando sei un bambino che si appresta a diventare uomo, e non ti lasciano più. Di quegli irripetibili momenti ha fatto scorta e tesoro Gianluigi Menegot. Il suo abbandonarsi al flusso dei ricordi, lungo quegli anni Settanta non è solo nostalgia. È il racconto di un'iniziazione alla vita nella quale sì, il calcio la fa da padrone, ma dove trovano spazio i mille avvenimenti che bussavano alla porta dell'allora giovanissimo Gianluigi, in quel di Rovereto. È un vertiginoso viaggio in cronache che in parte sono già storia, ma è anche il delicato ritratto di un tempo felice, quando il papà dell'autore, speaker allo stadio Quercia per le partite interne delle zebrette roveretane, portava il figlio sugli spalti, poi in tribuna stampa e più avanti ancora, meraviglia delle meraviglie, negli spogliatoi. Scorre lieve ed informato il racconto di Menegot. Fluisce appassionato, ci restituisce la magia di un tempo nel quale, telefonini ed internet molto di là da venire, era soprattutto la radio a dettare i tempi di domeniche che sembravano infinite. "Tutto il calcio minuto per minuto" e le figurine Panini diventano così il totem attorno al quale Gianluigi ha danzato sereno e stupìto. Epperò la forza convincente delle tante storie che ci restituisce è anche quella di non aver dimenticato come non ci fosse solo il pallone. Vi è che di ringraziarlo per questo viaggio ammaliante che ha voluto compiere. A confermare quello che in questi anni liquidi ed impalpabili, vale sempre la pena ricordare: chi non ha memoria di ieri non saprà camminare verso il domani. Mettetevi tranquilli accanto alla radio, incollate con lui le figurine. Gli anni Settanta sono stati proprio come li racconta. In campo e fuori.» (Carlo Martinelli)