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L'autore, nei panni di un collezionista di documenti antichi, immagina di acquistare da un antiquario degli antichi rotoli scritti in latino contenenti delle lettere. Si tratta della corrispondenza intercorsa tra un tale Ebuzio, nobile dell'antica Roma, e Varrone, datata 186 a.C. In quell'anno a Roma ci fu una forte ondata repressiva contro il culto di Dioniso, dio del vino giunto a Roma col nome di Bacco, e i riti in suo onore, importati da una Grecia colta ma ormai decadente. I conservatori infatti, capeggiati da Catone il Censore, vedevano di cattivo occhio tutto ciò che veniva importato dall'Eliade, temendo che potesse corrompere quei costumi austeri e quella disciplina su cui ritenevano basarsi la potenza di Roma. Attraverso questo epistolario immaginario ma non troppo (gli scriventi sono citati da Tito Livio), l'autore ricostruisce la "caccia alle streghe" che portò alla proibizione di quei culti. In appendice, Freddi trasalimenti, serie di racconti brevi e surreali.