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I lettori avranno già compreso che questo profluvio di romanzetti costituisce una serie di esercizi pratici per un corso di letteraturologia, da cui si evince che tutto è già detto e che, come affermava Totò in un cameo rimosso dall'Aleksandr Nevskij, è il montaggio che fa il totale. Niente di nuovo dunque nei frammenti che compongono questa sedicesima avventura, scatenata da un cadavere coperto di pesci trovato in Costa Azzurra dentro un fuoribordo ormeggiato nella darsena di un vecchio amico e compagno d'università. Siamo in Francia, e Lucrezio non gode della stessa libertà d'azione, per questo l'indagine è ancora più ondivaga del solito. Intanto i cadaveri si moltiplicano, ottenuti con diverse tecniche di uccisione, al centro di una ittiomania diffusa. Fortunatamente ci sono i soliti pranzi, le libagioni, i rapporti sessuali con splendide bambole provenienti da un immaginario obsoleto, le docce e i bagni lungo la costa ad alleviare la frustrazione dell'investigatore beffato dalla complessità delle circostanze, fino a una conclusione bruscamente sorprendente e accompagnata da un'assurdità alimentare. E Sharon ha rischiato di aggiungersi alla serie dei cadaveri.