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C'è un film di cui Sharon non parla mai, ma è soltanto per timidezza cagionata dall'eccesso d'amore e d'ammirazione, timidezza che tuttavia non gli ha impedito di assumerlo come ipotesto dei suoi racconti. È infatti dentro La Maman et la putain di Jean Eustache, e non nell'altro film adorato, My Favorite Brunette di Elliot Nugent, né nella spermafilia alla Burroughs di Les Garçons sauvages di Bertrand Mandico, che il signor Fantasima ha trovato la frase totemica Parlare con le parole degli altri, deve essere questa la libertà. Purtroppo con le parole degli altri, con l'ostinato psittacismo, nemmeno in questo tredicesimo episodio è riuscito a costruire qualcosa che sia degno del successo televisivo, pure mediocre, di un teleromanzo a puntate. Veniamo ai fatti. Alle prese con le conseguenze della circoncisione, Sharon deve affrontare l'indagine sulla morte violenta di uno spacciatore di tartufi. Dietro ai tartufi, però, c'è una storiaccia di droga, innescata dalla scoperta di un nuovo allucinogeno. L'esito dell'indagine sarà incerto, e Sharon, esitante a punire il colpevole, sarà sostituito da un amico ben motivato.