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"In conclusione, una delle cose che penso di aver capito fin qui - ma chissà quante altre ho colto, quante mai avranno risposta e quante invece non ho ancora compreso - è che se la Poesia diviene un potere dell'uomo/poeta, capace di carpire lo spirito della musa dai luoghi, dalle storie, dagli oggetti, dalle cose nello spazio attorno, è perché costui, scelto da quell'ignoto dove le stesse parole vengono forgiate, liberate, e verso il quale sempre sarà istintivamente sospinto, è passato per un addestramento fatto di innumerevoli possessioni, subitanee, inattese, alle volte attese. Il poeta si trasforma non soltanto in un essere umano con un dono, ma in un uomo speciale che utilizza un dono a seconda della propria volontà, in sintonia con la musa. In questo senso sì, allora, egli può essere paragonato ad un veggente."