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La scrittura di Antonin Artaud mette in scena la sua vita. Le sue opere sono tutte autoritratti: nello sguardo che porta su di sé, l'autore vede il mondo. Artaud trova il suo Doppio nel teatro, nei miti messicani, nelle glossolalie della follia - lungo tutta la sua vita, egli non fa che ricercare una parola che sia corpo, un corpo che sia mondo, un mondo che sia teatro. Il presente studio si propone di restituire un riflesso di questo Viaggio senza Organi in direzione dell'immensità.