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Come pensare la prossimità dell'uno con l'altro? Come mostrare quel tratto in cui si apre la nostra prossimità quando siamo tra-noi? La semplice relazione dell'uno all'altro cela qualcosa di decisivo di questa prossimità. Per questo un'etica della relazione è insidiosa e del tutto insufficiente a mostrare questa prossimità del tra-noi. Così pure un'etica dell'altro andrebbe recuperata dall'immensa retorica con cui circola da molti anni. Questo studio si impegna a sostenere un'etica della datità. Interroga l'altro e la relazione nel momento in cui una datità diventa convertibile con un terzo né mio né tuo. Non c'è prossimità se un terzo non è altro dall'uno e dall'altro. Si cerca di mostrare come la convertibilità del terzo e del dato nomini il reale e costringa a pensare il reale come l'evento stesso dell'apertura del tra-noi. Il lungo percorso del saggio sul tema del parergon solo in apparenza rimanda a un'estetica dell'ente. Il vero interesse è sulla formalità o fenomenalità del dato. Vi sarebbe sempre una parergonalità come evento dell'ente laddove una differenza ontologica è portata al suo massimo estremo. Laddove è costretta e reincontrare l'ente in quanto ente, l'ente come nient'altro che ente. Il saggio svolge un'indagine sulla necessità di questa singolare conformazione e il suo rapporto immanente con la nozione tradizionale di sostanza, di forma o eidos. In questa formalità il legame del tra-noi e l'emergenza stessa della prossimità trova la sua occasione.