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Secondo Franco Ferrarotti, "questo libro racconta una scommessa ed è insieme un esperimento. Nel carcere di Siano (Catanzaro), lettura e scrittura si danno la mano, riorientano autonomamente l'esistente. L'individuo prende la parola, parla e scrive in prima persona, si racconta a sé e agli altri". Per Aldo Masullo, "a Nicola Siciliani de Cumis, educatore non di carta, ma 'in carne ed ossa' sulle orme di Anton S. Makarenko, capita così di vivere la straordinaria vicenda del miracolo umano dell'educazione di sé. Più forte della speranza negata dall'istituzione penale è la fede volitiva nella propria autotrasformazione". Mentre per Maria Serena Veggetti, "Una scienza in carne e ossa rappresenta l'approdo del suo autore e di conseguenza di tutti coloro che vi hanno partecipato [...] alla soluzione di una complessità, la cui elaborazione in ambito scientifico si è dispiegata in diversi tentativi per almeno due secoli, nei settori della pedagogia, psicopedagogia ed educazione".