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Chi era realmente Ranieri? Un "giovane d'ingegno raro", dotato mirabilmente dalla natura, come l'aveva visto Leopardi, o un ambizioso opportunista, se non addirittura il vecchio ebete e vaneggiante degli ultimi anni, un povero "imbecille", quale l'ha definito Alberto Arbasino? Tutte e tre queste cose insieme, probabilmente, anche se non nella maniera in cui apologeti e detrattori hanno voluto proporcelo. È fuori discussione che il giudizio di Leopardi fosse dettato da una precisa consapevolezza e riflettesse un dato di fatto inconfutabile agli occhi del Poeta. Neppure si può negare che le tante battaglie combattute in nome dell'amico avevano apportato al suo nome e alla sua personalità un indiscutibile prestigio. Ed è altresì comprensibile che la lucidità degli ultimi anni di vita fosse stata anche pesantemente condizionata dai malanni dell'età. Una cosa comunque è certa: nessun altro, neppure tra i familiari, era stato capace di fare altrettanto e solo in nome dell'amicizia, vivendo assieme all'"immortale solitario" e considerandolo un "dono". Questa biografia, la prima in assoluto a lui dedicata, cerca di far luce sulla sua vita e sulla questione.