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Un romanzo inedito del grande narratore napoletano che, per la prima volta, descrive e denuncia quel disastrato stato sociale in cui attecchisce la camorra. Se la vicenda si snoda intorno a una storia d'amore travagliata tra due giovani, sullo sfondo appaiono scene di iniziazione alla malavita e di giuramenti di fedeltà, mentre si raccontano eclatanti episodi della criminalità napoletana realmente accaduti nel quadrilatero del vizio e del delitto compreso tra le carceri e le zone più malfamate. I protagonisti sono infatti capiparanza, guappi, tamurri, affiliati, picciotti di sgarro e camorristi, attivi nella turbolenta Napoli del 1860-61. Qui troviamo la paranza del Pendino e quella della Vicaria, sgherri come Totonno il fetente e Carmine Zerr-Zerr, per non parlare di mezzane, usuraie e misere friggitrici di peperoni che, per intralciare l'arresto di un parente, organizzano una rivolta popolare... E qui conosciamo anche le regole della Società, i ventiquattro articoli del Codice della camorra e il suo vocabolario più autentico.